La Milano di Formigoni è malata
Scandalo delle bonifiche, inchieste sulla sanità. La Tangentopoli silenziosa
La "Formigoni lounge" è al trentunesimo piano del Pirellone, il grattacielo di Gio Ponti. Il nome fa venire in mente musiche soffuse da Buddha Bar, invece è il quartier generale del presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni detto "il Celeste". È appena stata ristrutturata per la modica spesa di 5,2 milioni di euro. Il doppio del già pesante preventivo, ma ne valeva la pena: è il cuore dell'impero, il sancta sanctorum del potere formigoniano. Uno spazio di 50 metri quadri chiuso in una bolla di vetro e sospeso a due metri e mezzo dal pavimento. Da lì si vede Milano e si decidono le sorti di uomini e cose.
Milano è malata. E non soltanto per le polveri sottili che avvelenano l'aria e che sono costate a Formigoni l'ennesimo avviso di garanzia. Malati sono, di nuovo, i rapporti tra la politica e gli affari. Gli scandali ormai non fanno più scandalo, sono ricorrenti, si succedono come una litania che alterna i santi delle cliniche (Santa Rita, San Carlo, San Giuseppe, San Raffaele, San Pio X, San Donato, San Siro...) ai fanti degli appalti, delle bonifiche, dei corsi di formazione, delle prosperiniane promozioni tv...
Lo scandalo delle bonifiche è partito con il botto. Il 20 ottobre scorso sono finiti in carcere l'imprenditore Giuseppe Grossi e alcuni suoi collaboratori, accusati di aver gonfiato i costi dei risanamenti delle aree, tanto da ricavare ben 22 milioni di euro messi al sicuro all'estero. Arrestata anche la moglie di Giancarlo Abelli, a lungo braccio destro del "Celeste", oggi deputato Pdl detto "Telefonino" perché garantisce le comunicazioni tra Formigoni e Silvio Berlusconi. Lady Abelli, al secolo Rosanna Gariboldi, appena nominata assessore a Pavia aveva dichiarato, candida: «Non farò politica, ma so che sarà un'esperienza molto arricchente». Infatti sul conto "Associati" che i coniugi Abelli avevano aperto a Montecarlo, Grossi ha fatto transitare 2,3 milioni di euro, mentre diventava l'acchiappatutto nel campo delle bonifiche ambientali. Ottimo imprenditore, certo. Ma anche grande tessitore di rapporti con la politica. Lui, che chiamava «Roberto» il presidente della Regione, aveva stretto salde relazioni non solo con i coniugi Abelli, ma anche con l'inner circle formigoniano: gli assessori Massimo Ponzoni , Massimo Buscemi e Maurizio Bernardo, gli ex assessori Giorgio Pozzi e Mario Resca, il deputato Pdl Maurizio Lupi, enfant prodige ciellino che potrebbe essere il prossimo sindaco di Milano.
Formigoni e il suo assessore all'Ambiente Ponzoni non hanno ancora spiegato come mai la Regione si è accontentata, nell'area Santa Giulia di Luigi Zunino, di un semplice "piano scavi", che riguarda solo il terreno smosso dai lavori, invece di pretendere una vera e propria bonifica. Poco convincenti invece le spiegazioni sul perché la giunta del Pirellone, su proposta del governatore di concerto con l'assessore all'Ambiente, abbia approvato per l'area Sisas di Pioltello uno stanziamento di ulteriori 44 milioni a favore di Grossi.
Ma il grande vanto di Formigoni è di aver riformato la sanità lombarda: ospedali pubblici e cliniche private sullo stesso piano, al servizio dei cittadini. Peccato che il risultato sia una serie di scandali da far impallidire anche il più incallito uomo politico. Il meccanismo è semplice: si fornisce una prestazione minore, ma sulla cartella clinica si segna il codice di una prestazione più complessa e costosa. Con questo sistema, alla Regione vengono rubati, secondo quanto stanno valutando le indagini, fiumi di milioni di euro: 3 dal San Raffaele, 1,6 dalla clinica San Carlo, 3 dalla San Pio X, 5 dalla San Siro, 3 dalla San Giuseppe... La Santa Rita ha già restituito la bellezza di 14 milioni. E poi ci sono indagini ancora in corso sulle cliniche del gruppo San Donato di Giuseppe Rotelli.
Colpa dei primari, dei direttori sanitari, dei proprietari delle cliniche, che fanno carte false per avere più soldi. Ma la Regione perché paga sempre senza controllare? Perché l'assessore di Formigoni e i suoi ben pagati dirigenti non si stupiscono che tutte le ernie operate alla San Carlo siano con complicanze? Che tutti i ricoveri a Ville Turro (gruppo don Verzè) siano di tre notti? Come mai a nessuno viene in mente che alla terza notte scatta la "degenza lunga" e il rimborso, da 200 euro, diventa 2 mila euro?
No, il "Celeste" è tranquillo, non è sfiorato da dubbi. S i avvia verso la sua ennesima campagna elettorale celebrando se stesso. Presto lascerà la sua "lounge" nel Pirellone per la nuova sede, il grattacielo sghembo che qualcuno ha già battezzato "Formigone".
(Il Fatto quotidiano, 18 dicembre 2009) |
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