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Sentenza Abu Omar,
ha vinto il segreto di Stato

di Gianni Barbacetto

cia


Chi ha vinto e chi ha perso, nel processo Abu Omar?

1. Intanto sul rapimento dell'imam c'è stata un'indagine, poi un processo e infine una sentenza. Questo dimostra che in Italia, unico paese al mondo a giudicare un caso di extraordinary rendition , la magistratura indipendente è riuscita ad affrontare anche una vicenda come questa e a provare che nel nostro paese tutti sono uguali davanti alla legge e che tutti, anche i presunti terroristi, devono godere delle garanzie offerte da uno Stato di diritto.

2. La sentenza, però, è evidentemente monca. Ha stabilito che il sequestro è avvenuto; ha condannato una ventina di agenti americani della Cia che l'hanno realizzato e due funzionari italiani del Sismi (Pio Pompa e Luciano Seno) per favoreggiamento nei loro confronti; ha riconosciuto a Abu Omar e a sua moglie un risarcimento di 1 milione e mezzo di euro. Ma ha dovuto sospendere il giudizio sugli imputati eccellenti: gli americani coperti dall'immunità diplomatica (Jeff Castelli, Ralph Russomando, Betnie Medero); e soprattutto gli italiani protetti dal segreto di Stato. Gran parte delle prove raccolte dagli investigatori della Digos e della procura di Milano sono state infatti azzerate, rese inutilizzabili. Il giudice lo ha voluto rilevare esplicitamente già nel dispositivo: il direttore del Sismi Nicolò Pollari e i suoi uomini Marco Mancini, Giuseppe Ciorra, Raffaele Di Troia, Luciano Di Gregori non possono essere giudicati «perché l'azione penale, per quanto legittimamente iniziata, non può essere proseguita per esistenza del segreto di Stato opposto dalla presidenza del Consiglio dei ministri e confermato con la decisione della Corte costituzionale».

3. Chi è stato danneggiato dall'opposizione del segreto di Stato? Io, risponde il principale imputato, l'allora direttore del Sismi Nicolò Pollari: non ho potuto esibire 88 documenti che proverebbero la mia contrarietà al sequestro, dunque la mia innocenza. Intanto però il diritto alla difesa prevale sul segreto, dunque Pollari avrebbe potuto usarli, quei fantomatici documenti. E poi il coinvolgimento suo e del servizio da lui diretto nel rapimento (un reato che nessun segreto di Stato potrà mai coprire) è comunque provato da documenti, intercettazioni, dichiarazioni, registrazioni (come la conversazione tra Marco Mancini e Gustavo Pignero che troverete in audio integrale sul sito del Fatto quotidiano). Ma quasi tutto questo materiale non può essere utilizzato: è anestetizzato, congelato, cancellato da due governi (Prodi e Berlusconi) e dalla Corte costituzionale. Dunque ad essere danneggiati dal segreto di Stato sono i cittadini, che non potranno sapere fino in fondo la verità.

4. Ma in casi eccezionali bisogna usare metodi straordinari, sostengono, uscendo dall'ipocrisia, i teorici della lotta al terrorismo con ogni mezzo: anche con il sequestro di persona, perfino con la tortura. È accettabile questo, in nome della sicurezza? No. Una democrazia, uno Stato di diritto, non possono mettersi sullo stesso piano del terrorismo, sospendere le garanzie per alcuni dei cittadini, dimenticare i diritti umani, usare gli stessi metodi dei terroristi: lo si disse negli anni più duri della lotta alle Br e al terrorismo interno, lo si deve ribadire oggi. E poi la tortura non è stata mai, in nessun caso, utile per acquisire notizie sul terrorismo (lo dimostra anche un recente studio scientifico americano). Certamente inutile, in particolare, il rapimento di Abu Omar: quali risultati sono stati ottenuti con sei mesi di torture nelle carceri egiziane? Nessuno. Anzi. Il sequestro dell'imam, bloccando le indagini che erano in corso a Milano, ha addirittura danneggiato la lotta al terrorismo.

5. Il segreto di Stato in questa vicenda è stato usato in maniera davvero curiosa: sia il Sismi, sia il governo hanno dapprima negato che ci fossero segreti da opporre; poi invece hanno dato battaglia, fino a sollevare nei confronti dei magistrati ripetuti conflitti d'attribuzione tra poteri dello Stato. Può essere il segnale dell'impaccio a trattare una vicenda imbarazzante, perché il segreto non può mai coprire un reato, e per di più un reato odioso come il sequestro di persona: gli apparati dello Stato non possono mettersi al livello dell'anonima sequestri.

6. Proviamo anche a vederla da un'altra angolazione, più favorevole agli imputati: è comunque il segno di come un governo della Repubblica abbia mandato allo sbando i suoi uomini. Silvio Berlusconi e Gianni Letta, se davvero volevano difendere il Sismi in nome di eventuali accordi segreti con gli Stati Uniti, avrebbero dovuto opporre immediatamente il segreto di Stato. Invece lo hanno fatto a inchiesta ormai avviata, pasticciando e creando equivoci, sospetti e malintesi.  

6. Ha perso, infine, la trasparenza. Il paese in cui viviamo ha una storia dolorosa, il tema del segreto di Stato evoca una stagione eversiva di golpe tentati e stragi realizzate, depistaggi ed esfiltrazioni. A 40 anni da piazza Fontana e a 20 anni dalla caduta del Muro, la verità su quella stagione resta ancora indicibile. Allora era in corso la lotta dell'Occidente contro il grande nemico, il comunismo. Oggi quel vecchio nemico è stato sostituito con la nuova Grande Paura, lo spettro del terrorismo islamico. In passato, il segreto nei fatti non è servito tanto a salvarci dal comunismo, quanto a introdurre massicce dosi d'illegalità nelle istituzioni e a produrre ferite profonde alla democrazia. Oggi sono state dilatate l'area del segreto e l'impunibilità degli apparati. L'esperienza, evidentemente, non ci ha insegnato proprio nulla.
(5 novembre 2009)

L'inchiesta:
Abu Omar, il corpo del reato

Le coperture politiche:
La triade del Supersismi

Il Sismi di Pio Pompa e societacivile.it:
Un sito da "disarticolare"

sismi bollo

Ha vinto il crociato del brutto affresco

di Gianni Barbacetto e Leo Sisti

Il crociato con la spada sguainata nel brutto affresco anni Trenta di Pio Semeghini alle spalle del giudice ha assistito impassibile alla lettura della sentenza per il sequestro di Abu Omar. Condannati a cinque anni 21 agenti della Cia che hanno rapito l'imam il 17 febbraio 2003, a otto anni il terminale milanese dell'intelligence americana, Bob Lady, mentre tre funzionari Usa (Jeff Castelli, Ralph Russomando, Betnie Medero) sono stati salvati dall'immunità diplomatica, garantita dal loro ruolo presso l'ambasciata americana a Roma. Dichiarazione di non doversi procedere invece per gli uomini italiani del Sismi, il servizio segreto militare, «perché l'azione penale, per quanto legittimamente iniziata, non può essere proseguita per esistenza del segreto di Stato opposto dalla presidenza del Consiglio dei ministri e confermato con la decisione della Corte costituzionale». Così niente condanna per il direttore del Sismi Nicolò Pollari e i suoi uomini Marco Mancini, Giuseppe Ciorra, Raffaele Di Troia, Luciano Di Gregori. Tre anni invece per favoreggiamento ai funzionari Pio Pompa e Luciano Seno.

Ha vinto il segreto di Stato. Il rapimento è stato realizzato, i fatti sono accertati, ma gli imputati eccellenti non pagano. Il procuratore aggiunto Armando Spataro, che aveva chiesto il carcere per tutti gli agenti coinvolti, americani e italiani, ha incassato il verdetto del giudice monocratico Oscar Magi affermando di essere soddisfatto per essere riuscito almeno a portare a conclusione il processo, dopo un iter accidentato: con i silenzi di tre ministri della Giustizia, i conflitti d'attribuzione tra poteri dello Stato sollevati da due presidenti del Consiglio (Romano Prodi e Silvio Berlusconi), la sottrazione di prove per effetto della sentenza della Corte costituzionale che nel marzo 2008 ha dilatato l'area protetta dal segreto di Stato. «La verità dei fatti è accertata», ha dichiarato a caldo Spataro. «Perché gli americani sono stati   condannati. E perché il dispositivo letto dal giudice dice che anche per gli italiani l'azione penale è stata legittimamente promossa: se non è stato possibile arrivare a una condanna, è stato solo a causa del segreto di Stato opposto da due governi. Valuteremo le motivazioni della sentenza, quando le avremo, e decideremo se ricorrere in appello».

Soddisfatti i difensori degli imputati italiani. Prima della sentenza, Spataro nella sua replica finale aveva affermato: «Per le difese, gli imputati hanno agito in stato di necessità: con argomentazioni così, non ci sarebbe stato un giudizio neppure a Norimberga. E questo mentre gli Stati Uniti di Barak Obama dicono basta alle cosiddette "extraordinary renditions"».

Cinque anni anche al colonnello Joseph Romano, comandante della base aerea di Aviano dove Abu Omar è stato trasferito subito dopo il sequestro. Per i funzionari Cia Bob Lady e Sabrina De Sousa il giudice ha ritenuto insufficiente lo scudo assicurato dalla loro attività presso il consolato Usa a Milano. De Sousa aveva già promosso un'azione legale contro il Dipartimento americano di giustizia, per essere stata abbandonata e lasciata senza un difensore di fiducia in Italia (in seguito nominato). Ora, tramite il suo avvocato americano Mark Zaid, dichiara al Fatto Quotidiano : «Ribadisco la mia totale innocenza. Mi ritengo tradita dal governo che ho servito. Questa condanna è una parodia, anche perché non c'erano prove che mi collegassero al rapimento».

Chi gioisce dall'Egitto è Abu Omar: a lui e alla moglie è stato riconosciuto un risarcimento di 1 milione e mezzo di euro. Sarà difficile che gli americani tirino fuori un dollaro. Paradossalmente, i soldi potrebbero venire dalla vendita della villa in Piemonte di Bob Lady, ora pignorata.

Il Fatto quotidiano, 5 novembre 2009

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