FOCUS
I fatti, i personaggi,
le inchieste

PREVISIONI DEL TEMPO
Commenti, interventi,
polemiche

IDENTIKIT
Ecco che cos’è
società civile

MEMORIA
Archivi e documenti

CENTOFIORI
Il meglio nella rete
e nel mondo

FORUM
Spazio libero alle idee

 
 
 

Abelli, l'uomo che visse tre volte

Dall'uovo di Pasqua (con sorpresa) di Poggi Longostrevi agli orologi d'oro di Giuseppe Grossi, il re delle bonifiche. Storia del Faraone che regola il traffico tra politica e affari all'ombra di Comunione e liberazione e di Roberto Formigoni

di Gianni Barbacetto

L'inchiesta milanese che ha portato in carcere il re delle bonifiche ambientali Giuseppe Grossi ha messo a fuoco finora il reato di riciclaggio e i 22 milioni di euro di fondi neri costituiti dall'imprenditore. Ma questo è soltanto il primo fondale del palcoscenico su cui si muoveva Grossi. I magistrati stanno cercando di mettere in luce il secondo fondale, quello della corruzione. A chi sono andati i 2,5 milioni di euro pagati in contanti da Grossi nel solo 2008? Chi ha al polso gli orologi da collezione che gli sono costati altri 6,4 milioni? In attesa della risposta, sul palcoscenico già s'intravvede un politico potente e temuto, non indagato ma strettamente legato a Grossi: è Gianfranco Abelli, l'uomo che visse tre volte.

A lui – 68 anni, oggi vicecoordinatore del Pdl, appena un gradino sotto Sandro Bondi – Grossi aveva messo a disposizione il suo jet privato, una Porsche 911 e un appartamento in centro a Milano. Ha anche fatto transitare molti soldi su un conto di Montecarlo il cui nome sembra una confessione: "Associati". Un conto intestato a sua moglie, Rosanna Gariboldi, di cui però lo stesso Abelli è procuratore. Tra le entrate e le uscite, un saldo consistente (1,2 milioni di euro) è rimasto ai coniugi Abelli.

Ma la storia di Abelli detto il Faraone nasce a Broni, sulle colline dell'Oltrepò pavese. In politica dagli anni Settanta, democristiano doc, si costruisce una carriera in quel ricco settore in cui la politica confina con la sanità. Nel 1974 è gia presidente del Policlinico San Matteo di Pavia. Nel 1985 viene arrestato per lo scandalo delle "polizze d'oro", processato per peculato e infine assolto.

Niente paura: dopo l'assoluzione, Abelli inizia la sua seconda vita. Non rinuncia alla politica. E quando la Dc si dissolve, sotto i colpi di Mani pulite, si lega a Roberto Formigoni, che segue prima nel Cdu di Rocco Buttiglione, poi in Forza Italia. Di Formigoni diventa il plenipotenziario per la sanità, al vertice di un sistema di relazioni e di potere che si va via via consolidando attorno agli uomini di Comunione e liberazione e della Compagnia delle opere. Diventa il Faraone, l'uomo più potente della sanità in Lombardia. Da lui deve passare chiunque voglia fare carriera negli ospedali o affari nel settore, che Formigoni trasforma radicalmente: la Regione passa dalla sanità pubblica a un sistema in cui a erogare servizi e assistenza sono sempre più i privati, pagati con i soldi pubblici.

Negli anni Ottanta, Abelli stringe un rapporto forte con il professor Giuseppe Poggi Longostrevi, uno dei ras della sanità privata a spese dei cittadini. Il professore aveva escogitato un sistema infallibile per far lavorare a pieno ritmo le sue strutture: a suon di regali, regalini e regaloni, aveva incentivato i medici di base a mandare i pazienti presso le sue strutture sanitarie; non solo: li aveva anche convinti a inviarglieli con ricette che prescrivevano esami inutili, o non rimborsabili, o più complicati e costosi del necessario, o comunque non eseguiti. Così un fiume di soldi usciva dalle casse delle Regione e affluiva nelle sue tasche. Ma nessuno si lamentava: i pazienti erano contenti di fare esami a raffica; i medici erano felici di ricevere 70 mila lire a ricetta, più qualche regalino a Natale; le aziende di Longostrevi erano entusiaste di lavorare a pieno ritmo, sottraendo al sistema sanitario nazionale 700 milioni al mese, per molti anni. L'unica a pagare, alla fine, era la Regione. Cioè tutti. Cioè nessuno.

Abelli di Poggi Longostrevi è grande amico. Tanto da essere scarrozzato sul suo aereo privato (proprio come, anni dopo, da Grossi. Tecnicamente: coazione a ripetere). L'idillio viene interrotto nel 1998 da un'inchiesta della procura di Milano, che scopre la colossale truffa che ha sottratto almeno 60 miliardi di lire alla Regione Lombardia. Gli investigatori riescono anche a individuare almeno un versamento (72 milioni di lire) fatto da Poggi Longostrevi ad Abelli. Il pagamento di una consulenza, spiega senza imbarazzo Abelli, che pure era nello stesso tempo il braccio destro di Formigoni nella sanità. Anche la signora Abelli riceve un gentile omaggio: un uovo di Pasqua con sorpresa.

La sorpresa è un bracciale d'oro, «un oggetto da 3 milioni e 200 mila lire», puntualizza in seguito Poggi Longostrevi. Quanto alla "consulenza", spiega: «Per me pagare Abelli era come stipulare un'assicurazione», replica invece Longostrevi, prima di togliersi la vita. «Dovevo tenermi buono un personaggio politico che nel settore contava molto». «È il nostro protettore», «lo teniamo a libro paga». E poi: «Alcuni sono stati costretti alle dimissioni solo per un sospetto, altri sono stati premiati con la nomina ad assessore». Il premiato è proprio Abelli che, dopo lo scandalo delle ricette d'oro, da consulente diventa assessore di Formigoni.

Il Faraone, per quei 72 milioni, viene poi processato. La sentenza, nel 2003, lo assolve dall'accusa di frode fiscale, perché la nuova legge fiscale stabilisce che le fatture false siano punite solo nel caso vi sia «il dolo specifico di far evadere le tasse»: e Abelli non pensava certo alle tasse, quando intascava i soldi di Poggi Longostrevi. Le motivazioni della sentenza ribadiscono però che Abelli ha certamente intascato «72.800.000 lire per una consulenza non effettiva». Dunque per chiudere gli occhi sulla corruzione: «La consulenza mascherava un versamento in denaro al politico per guadagnarne i favori».

Ma lui, il Faraone, quella brutta storia la racconta diversamente: «Assolto perché il fatto non sussiste. Dalle mie disavventure sono sempre uscito pulito. Potrei anzi definirmi una vittima degli errori giudiziari». Tanto nessuno le legge, le sentenze che assolvono. E invece di andare a Lourdes a ringraziare di essere uscito indenne per la seconda volta dalle grane giudiziarie, s'atteggia a vittima e prosegue imperterrito nel suo cammino.

Nella sua terza vita, Abelli il Faraone si merita il nome di Telefonino: perché fa la spola (anche grazie al jet e alla Porsche di Grossi) tra Broni, dov'è tornato a vivere, Roma, dov'è deputato Pdl, e Milano, dove l'amico Grossi gli ha messo a disposizione un appartamento in centro e Formigoni gli ha lasciato un ufficio da cui continua a decidere le sorti della sanità lombarda e di tanti altri affari, tra cui quelli delle bonifiche. «Di Grossi siamo molto amici, da sette anni facciamo le vacanze insieme», ha raccontato Lady Abelli prima di essere arrestata con lui, il 20 ottobre 2009. Lei intanto era diventata assessore alla Provincia di Pavia. Senza passare da una candidatura elettorale, ma messa in giunta dal marito, che tramite i suoi uomini continua a controllare il territorio. «Non farò politica», aveva dichiarato candida appena diventata assessore, «ma so che sarà un'esperienza molto arricchente». Mai parola è stata scelta meglio.

Il Fatto quotidiano, 22 ottobre 2009
(ultimo aggiornamento, 3 dicembre 2009)

Milena Bertani, Massimo Guarischi, Roberto Formigoni, Giancarlo Abelli

 

 


 
 
 

Cerca nel sito o nel web


Sito Web

powered by FreeFind

 
 

 

Nanni Moretti:
con questi politici non vinceremo mai

Il regalo di Berlusconi
a Bin Laden

Business Week
(del 22 ottobre 2001) scrive: dopo l'11 settembre, c'è un Paese che marcia in direzione opposta all'Occidente: è l'Italia del Cavaliere

Ecco i primi frutti
The Economist (10 agosto 2001) interviene sulle leggi su misura che Silvio Berlusconi ha cominciato a far approvare in Italia.
Delle nuove norme sul falso in bilancio, scrive The Economist, «si vergognerebbero persino gli elettori di una Repubblica delle Banane»

Storia del Signor Savoia
Biografia non autorizzata di un erede al trono d'Italia,
piduista e manager di affari oscuri, che mentre tutti ritornano, vorrebbe tornare anche lui

Piccole bombe crescono
Una galassia nera dietro l'attentato al Manifesto.
E ora, anche l'ultradestra comincia la campagna elettorale.
Stringendo contatti con uomini della Lega, di An, di Forza Italia...

Rinasce «Società civile»
Questa volta nel web,
ecco di nuovo i ragazzacci di Società civile.
Riprende vita, via internet, uno storico mensile milanese

 
posta