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Bella
Berlusconia
L'Italia
si trasforma in uno Stato autoritario.
L'Europa tace, sebbene ne sia minacciata
di
Ulrich Ladurner
(traduzione dal tedesco di José F. Padova)
DIE
ZEIT, Hamburg
http://www.zeit.de/2002/33/Politik/print_200233_italien.html
Politik
33/2002
In
Italia è iniziato il dominio di un regime autoritario, di
certo lentamente, ma è iniziato. Non lo credete? é comprensibile.
Da che mondo è mondo il Paese è bello, dà affabilmente
il benvenuto ai suoi turisti, affascina, conversa e ride ö
soprattutto ride uno: Silvio Berlusconi.
Un
regime autoritario ha un aspetto diverso. Si vorrebbe crederlo.
Ma bella Italia non è niente più di una facciata. Dietro
si nasconde una seria minaccia, non soltanto per la democrazia
italiana, ma per l'Europa. Per poterla vedere ci si deve porre
una semplice domanda. Quando comincia veramente la fine della
democrazia? La risposta è altrettanto semplice: la democrazia
muore quando è soppressa la divisione dei poteri ed è intaccato
lo Stato di diritto. Questo precisamente accade nel paese
di Berlusconi.
Durante
la scorsa settimana il presidente del Consiglio ha mandato
avanti in Parlamento con procedura d'urgenza una legge secondo
la quale un accusato può cambiare di tribunale se ha
il ãfondato sospettoä che i relativi giudici sono prevenuti
contro di lui. Questa legge è ritagliata su misura per Berlusconi.
Contro di lui è in corso da un anno a Milano un processo per
corruzione [in atti giudiziari]. Gli avvocati di Berlusconi
hanno tentato per mesi, invano, di fare andare a monte il
procedimento, con la pretesa di dimostrare la parzialità
dei giudici. Allora Berlusconi ha messo mano con successo
al successivo strumento di potere, al remissivo Parlamento.
Questo
tentativo è soltanto uno fra i molti. Nel suo primo anno e
mezzo di governo Berlusconi si è occupato soprattutto di ribaltare
le leggi in proprio favore. Adesso si è definitivamente levato
di dosso i giudici e in più ha seppellito l'indipendenza della
Giustizia, una colonna dello Stato di diritto. Chi crede che
qui si veda un uomo che sottomette un'intera Repubblica alla
sua fortuna privata è contemporaneamente nel giusto e nello
sbagliato. Con Berlusconi ne va molto più che di un privato.
Egli ha un progetto politico chiaro, che volentieri si finge
di non vedere: la trasformazione della democrazia parlamentare
in uno Stato autoritario. Egli stesso non ne fa mistero.
Appena
due settimane fa Berlusconi ha ripetuto di mirare ad una riforma
della Costituzione. Alla fine di questa riforma dovrebbe governare
il Paese un presidente diretto direttamente dal popolo e provvisto
del potere di un primo ministro. Egli rimanda chi lo critica
all'America o alla Francia, dove ci sarebbero presidenti forti.
Questo non è certo un argomento valido. L'equilibrio dei poteri
in Italia non è paragonabile a quello degli USA o della Francia.
[In Italia] Il Parlamento è umiliato, 90% dei mezzi di comunicazione
elettronici sono controllati da Berlusconi, alla Giustizia
è stato messo il bavaglio. Se arriva la riforma costituzionale
ci troviamo di fronte ad un nuovo Paese: Berlusconia.
Grandi
amici in Germania
Già
da tempo nell'Unione Europea avrebbe dovuto muoversi la protesta.
Effettivamente essa strombazza a destra e a manca in ogni
occasione i suoi valori fondamentali: Stato di diritto, democrazia,
diritti della persona, ma tace ostinatamente mentre viene
erosa dall'interno.
Chi
ritiene queste osservazioni troppo ansiose può mettersi
tranquillo. Riguardo alla situazione in Italia non tutti sono
caduti preda dell'allarmismo. La presidente della CDU, ad
esempio, in un'intervista al quotidiano italiano La Stampa,
poco tempo fa ha dato il seguente giudizio: «Credo che
con il signor Berlusconi si possa cooperare molto ragionevolmente».
E va be', spassatevela un mondo con il divertimento collettivo
di governo.
Testo
originale per eventuali verifiche sulla congruità della
traduzione:
DIE
ZEIT
Politik
33/2002
Bella Berlusconia
Italien
wandelt sich zum autoritären Staat. Europa schweigt, obwohl
es bedroht ist
von
Ulrich Ladurner
In
Italien hat die Herrschaft eines autoritären Regimes begonnen,
langsam zwar, aber sie hat begonnen. Sie glauben das nicht?
Das ist verständlich: Das Land ist schön wie eh und je, es
begr§t seine Touristen mit Liebenswrdigkeit, es charmiert,
parliert und lächelt - es lächelt vor allem einer: Silvio
Berlusconi.
Ein
autoritäres Regime, das sieht anders aus. Möchte man meinen.
Aber bella Italia ist nicht mehr als Fassade. Dahinter verbirgt
sich eine ernste Bedrohung, nicht nur fr die italienische
Demokratie, sondern fr Europa. Um sie sehen zu können, muss
man sich eine einfache Frage stellen: Wann beginnt eigentlich
das Ende der Demokratie? Die Antwort ist ebenfalls schlicht:
Die Demokratie stirbt, wenn die Gewaltenteilung aufgehoben
und die Rechtsstaatlichkeit ausgehöhlt wird. Genau das geschieht
im Land Berlusconis.
Vergangene
Woche drckte der Ministerpräsident im Eilverfahren ein Gesetz
durchs Parlament, wonach ein Angeklagter das Gericht wechseln
kann, wenn er den "begrndeten Verdacht" hat, dass
es ihm gegenber befangen sei. Dieses Gesetz ist auf Berlusconi
zugeschnitten. Gegen ihn läuft seit vorigem Jahr in Mailand
ein Prozess wegen Bestechung. Berlusconis Anwälte haben ber
Monate vergeblich versucht, die Verhandlung zum Platzen zu
bringen, indem sie den Richtern Voreingenommenheit nachweisen
wollten. Da griff Berlusconi mit Erfolg zum nächsten Machtmittel,
dem willfährigen Parlament.
Dieser
Vorsto§ ist nur einer von vielen. In seinen ersten eineinhalb
Jahren war Berlusconi hauptsächlich damit beschäftigt, die
Gesetze zu seinen Gunsten umzukrempeln. Jetzt hat er sich
die Richter endgltig vom Hals geschafft und ganz nebenbei
die Unabhängigkeit der Justiz, eine Säule des Rechtsstaates,
untergraben.
Wer
glaubt, dass wir hier einen Mann sehen, der eine ganze Republik
seinem privatem Glck unterwirft, liegt richtig und falsch
zugleich. Berlusconi geht es um mehr als um Privates. Er hat,
was man gern bersieht, ein klares politisches Projekt: die
Umwandlung der parlamentarischen Demokratie in einen autoritären
Staat. Er selbst macht keinen Hehl daraus.
Erst
vor zwei Wochen hat Berlusconi wiederholt, dass er eine Verfassungsreform
anstrebt. Am Ende dieser Reform soll ein direkt vom Volk gewählter
Präsident, mit der Macht eines Premierministers ausgestattet,
das Land regieren. Kritiker verweist er auf Amerika oder Frankreich,
auch dort gebe es starke Präsidenten. Das ist freilich kein
Argument. Italiens Machtbalance ist mit den USA oder Frankreich
nicht vergleichbar: Das Parlament ist kujoniert, 90 Prozent
der elektronischen Medien werden von Berlusconi kontrolliert,
die Justiz ist geknebelt. Kommt die Verfassungsreform dazu,
sehen wir ein völlig neues Land: Berlusconia.
Beste
Freunde in Deutschland
Längst
schon msste sich in der EU Protest regen. Sie posaunt doch
sonst bei jeder Gelegenheit ihre Grundwerte hinaus: Rechtsstaat,
Demokratie, Menschenrechte. Aber sie schweigt beharrlich,
während sie von innen zerfressen wird.
Wem
diese Bemerkungen allzu aufgeregt klingen, der möge sich beruhigen
lassen. Nicht alle sind angesichts der Lage in Italien dem
Alarmismus verfallen. Die CDU-Vorsitzende Angela Merkel zum
Beispiel befand krzlich in einem Interview mit der italienischen
Tageszeitung La Stampa: "Ich glaube, mit Herrn Berlusconi
kann man sehr vernnftig zusammenarbeiten!" Na dann, viel Spa§ beim gemeinsamen Regierungsplausch.
Sueddeutsche
Zeitung, sabato 3.8.2002
http://szonnet.diz-muenchen.de/REGIS_A14307195
Forza
Banana
di Ulrich Ladurner
(traduzione dal tedesco di José F. Padova)
L'uomo
più forte d'Italia ha molte virtù, la modestia non è fra quelle:
«Io sono il migliore del mondo», ha detto una
volta Silvio Berlusconi. «A me non si può paragonare
nessuno». Un Grande di questa specie non lo si tratta
semplicemente come un criminale qualsiasi. Proprio per niente,
mentre è in procinto di rivoltare l'Italia in un'azienda redditizia
e diretta con fermezza, per il proprio bene comune.
Ciononostante i procuratori e i giudici italiani ö quelle
«toghe rosse» e «comunisti camuffati»
da anni lo importunano con procedimenti e processi. Nel 1994,
quando fu premier per la prima volta, Berlusconi fallì
anche per questo. Non deve succedere una seconda volta.
Una
dote del capo di Forza Italia è quella di imparare dalle sconfitte.
Per questo, tornato al potere, egli si dà ora da fare
con ogni sua forza per bloccare la giustizia. Egli fa falsificare
ö pardon, modificare ö le norme sul falso in bilancio in modo
tale che i processi contro di lui sono archiviati. Egli si
oppone al progetto di un ordine di cattura valido per l'intera
Unione Europea ö potrebbe rivolgersi un giorno contro lui
stesso. E adesso fa mandare avanti a frustate dalla sua maggioranza
parlamentare una legge col cui aiuto gli imputati in futuro
potranno scegliere essi stessi i loro giudici e che alla fine
vale anche per il resto della clientela della Giustizia: il
cliente è re.
Gianni
Agnelli, il leggendario capo della Fiat, l'anno scorso rispose
alla critica dall'estero contro il nuovo governo dicendo che
l'Italia non è una repubblica delle banane. Oggi il Paese
è perlomeno sulla buona strada per diventarlo. I cittadini
accolgono tutto questo con una stupefacente placidità.
Un Governo e un Parlamento, a Roma, che scimmiottano la Giustizia
ö veramente questo dovrebbe succedere sui rami delle palme
[ndt.: gioco di parole sull'espressione zum Affen machen=scimmiottare].
Testo
originale per eventuali verifiche sulla congruità della
traduzione:
Samstag,
3.8.2002
Forza Banana
Italiens
starker Mann hat viele Tugenden, Bescheidenheit gehört nicht
dazu. „Ich bin der Beste der Weltã, hat Silvio Berlusconi
einmal gesagt. „Mit mir kann sich keiner vergleichen.ã So
einen Gro§en behandelt man nicht einfach wie einen x-beliebigen
Kriminellen. Schon gar nicht, wenn er gerade dabei ist, zu
seinem Allgemeinwohl Italien in ein profitables, straff gefhrtes
Unternehmen umzukrempeln. Die Staatsanwälte und Richter des
Landes ö diese „roten Robenã und verkappten „Kommunistenã
ö belästigen ihn dennoch seit Jahren mit Verfahren und Prozessen.
1994, als er schon einmal Premier war, ist Berlusconi auch
daran gescheitert. Das soll ihm kein zweites Mal passieren.
Eine
Tugend des Forza-Italia-Fhrers ist es, aus Niederlagen zu
lernen. Deswegen gibt er sich nun, zurck im Amt, alle Mhe,
die Justiz auszubremsen. Er lässt die Bilanzfälschungsvorschriften
so verfälschen ö pardon, verändern ö, dass Verfahren gegen
ihn eingestellt werden können. Er widersetzt sich dem Projekt
eines EU-weit gltigen Haftbefehls ö es könnte sich ja auch
einmal gegen ihn selbst richten. Und nun lässt er seine Parlamentsmehrheit
ein Gesetz durchpeitschen, mit dessen Hilfe sich Angeklagte
knftig ihre Richter selbst aussuchen können. Damit gilt endlich
auch fr die Justiz-Klientel: Der Kunde ist König.
Gianni
Agnelli, der legendäre Fiat-Unternehmer, konterte vergangenes
Jahr die Kritik des Auslands an der neuen Regierung mit dem
Satz, Italien sei keine Bananenrepublik. Heute ist das Land
zumindest auf gutem Weg dorthin. Die Brger nehmen's erstaunlich
gelassen. Eine Regierung und ein Parlament in Rom, die die
Justiz zum Affen machen ö das sollte sie eigentlich auf die
Palme treiben. ul
Dittatura
della maggioranza
La
legge Berlusconi
di
Wolfgang
Prosinger
(traduzione dal tedesco di José F. Padova)
DER
TAGESSPIEGEL, 3 agosto 2002 Politica
http://www.tagesspiegel.de/archiv/03.08.2002/154570.asp
Agli
Italiani deve apparire alquanto bizzarro ciò che in
questi giorni accade a nord delle Alpi. Lassù vi sono politici
che danno le dimissioni per aver barato un pochino con i biglietti
aerei. Enigmatica Germania. Si deve essere tanto pignoli?
é
evidente che non si deve. Da un anno a Roma siede alle leve
del potere un presidente del Consiglio nonostante sieda nello
stesso tempo sul banco degli imputati. Le imputazioni sono
corruzione e falso in bilancio. E se i presagi non ingannano
in autunno egli deve contare su un verdetto di colpevolezza
del Tribunale di Milano.
Più
precisamente: doveva fino a gioved³ sera. Perché quello che
altrove in Europa sarebbe da molto tempo motivo di dimissioni,
per Silvio Berlusconi è motivo per un cambiamento della legge.
Nel Senato la sua imponente maggioranza ha dato la benedizione
ad una legge che permette di rimandare i processi in corso
e poi di farli ripartire dall'inizio su richiesta dell'imputato,
il quale deve semplicemente annunciare che il giudice competente
potrebbe essere prevenuto contro di lui. Un simile rinvio
costa non poco tempo ai noti ritmi da lumaca della giustizia
italiana.
Di
conseguenza ci sarebbe abbastanza tempo per far rimettere
le accuse contro Berlusconi alla clemenza della prescrizione.
Ora, dopo le vacanze estive, deve ancora votare a favore soltanto
la Camera dei deputati, del che non c'è da dubitare, e il
premier dell'Italia ha davvero sottratto il collo al cappio.
E per di più in modo del tutto legittimo, con nel Parlamento
una maggioranza democraticamente eletta.
Del
tutto legittimo? Ciò che Silvio Berlusconi ha fatto
è in realtà una presa in giro dello Stato di diritto.
Infatti è del tutto e assolutamente evidente che la nuova
legge non è per niente affatto quella riforma della giustizia,
utile per i cittadini, della quale il governo si gloria. Si
tratta piuttosto di un abito su misura che va a pennello soprattutto
ad una persona soltanto, e calza proprio come un guanto: Silvio
Berlusconi. Eppure quanto sarebbe stato facile respingere
l'accusa di essersi avvantaggiato personalmente: avrebbe soltanto
dovuto attendere la sentenza del suo processo tirandosi da
parte.
Ma
egli non l'ha fatto. Così questa legge si aggiunge
alla lunga catena di tutti quei tentativi di Berlusconi per
avvantaggiare sé ed i suoi. Tutto questo ha avuto inizio già
nel 1994, quando egli arrivò per la prima volta al
governo e agendo in modo simile voleva rendere più difficili
i presupposti per comminare la custodia cautelare agli indagati.
L'azione è proseguita durante il suo secondo governo, con
i cambiamenti apportati alle leggi sul falso in bilancio e
sull'imposta di successione, con il relativo siluramento del
trattato di cooperazione anti-crimine fra Svizzera e Italia,
con il trasferimento di giudici poco graditi, con il tentativo
(alla fine fallito) di eludere l'ordine di arresto europeo.
Tutto ciò punta in un'inequivocabile direzione, nella
quale l'ultimissima legge è solamente il punto culminante
di una politica che da sempre fonde gli interessi privati
con quelli pubblici
Cose
simili non sono legittimate dalla semplice esistenza di una
maggioranza parlamentare. Ciò che ora è accaduto è
molto più della dittatura di una maggioranza che non ha alcun
considerazione per le conseguenze delle sue decisioni. Attraverso
l'Italia corre una crepa. che rammenta i tempi della Guerra
Fredda, si è formato un clima di non certezza del diritto,
con il rapporto fra Governo e Giurisdizione intollerabilmente
compromesso. Silvio Berlusconi ha fatto terra bruciata dietro
di sé.
Tutto
questo può non essere indifferente perfino per lui.
Questa Italia, che patisce ora uno sconvolgimento tanto violento,
appartiene alla cerchia dei membri fondatori di un'Europa
unificata, di un'Europa Stato di diritto. Non si può
quindi cominciare all'improvviso a far finta di niente [lett.:
sfuggire].
Testo
originale per eventuali verifiche sulla congruità della
traduzione:
DER TAGESSPIEGEL, den 3. August 2002 ö Politik
Diktatur der Mehrheit
BERLUSCONIS GESETZ
Von Wolfgang Prosinger
Den Italienern muss es ziemlich wunderlich erscheinen, was
in diesen Tagen nördlich der Alpen vor sich geht: Politiker
treten da zurck, weil sie ein bisschen mit Flug-Tickets geschummelt
haben. Rätselhaftes Deutschland. Muss man so kleinlich sein?
Man muss es offenbar nicht. In Rom sitzt seit ber einem Jahr
ein Ministerpräsident an den Hebeln der Macht, obwohl er zugleich
auf der Anklagebank sitzt. Korruption und Bilanzfälschung
lauten die Vorwrfe. Und wenn die Vorzeichen nicht täuschen,
dann muss er im Herbst mit einem Schuldspruch des Mailänder
Gerichts rechnen.
Genauer: Er musste es bis Donnerstagabend. Denn was anderswo
in Europa längst Grund fr einen Rcktritt wäre, das war fr
Silvio Berlusconi Grund fr eine Gesetzesänderung. Seine stattliche
Mehrheit segnete im römischen Senat ein Gesetz ab, das es
erlaubt, laufende Verfahren auf Antrag des Angeklagten zu
verlegen und dann neu aufzurollen. Er muss nur seinen Verdacht
erklären, der zuständige Richter könnte voreingenommen sein.
So eine Verlegung kostet beim bekannten Schneckentempo der
italienischen Justiz nicht wenig Zeit.
Damit wäre Zeit genug, die Vorwrfe gegen Berlusconi der Gnade
der Verjährung anheim fallen zu lassen. Jetzt muss nach den
Sommerferien nur noch das Abgeordnetenhaus zustimmen, woran
nicht zu zweifeln ist, und schon hat Italiens Premier den
Kopf aus der Schlinge gezogen. Das auch noch ganz legitim,
mit einer demokratisch gewählten Mehrheit im Parlament.
Ganz legitim? Was Silvio Berlusconi getan hat, ist in Wirklichkeit
eines Verhöhnung des Rechtsstaats. Denn es ist ganz und gar
offensichtlich, dass das neue Gesetz keineswegs jene brgerfreundliche
Justizreform ist, als die es die Regierung rhmt. Es ist vielmehr
ein Ma§anzug, der vor allem einem passt, und zwar wie angegossen:
Silvio Berlusconi. Wie leicht wäre es doch gewesen, den Vorwurf
der privaten Vorteilsnahme abzuwehren: Er hätte nur mit der
Verabschiedung bis zum Urteilsspruch in seinem Prozess warten
mssen.
Hat er aber nicht. So reiht sich dieses Gesetz ein in die
lange Kette all jener Versuche Berlusconis, sich und den Seinen
Vorteile zu verschaffen. Es begann schon 1994, als er zum
ersten Mal an die Regierung kam und gleich die Grnde, Verdächtige
in U-Haft zu nehmen, erschweren wollte. Das setzte sich bei
seiner zweiten Regierung fort mit den ¤nderungen der Gesetze
zur Bilanzfälschung und zur Erbschaftsteuer, mit der Torpedierung
des Rechtshilfeabkommens zwischen der Schweiz und Italien,
mit der Versetzung von unliebsamen Richtern, mit dem (schlie§lich
gescheiterten) Versuch zur Verhinderung des europäischen Haftbefehls.
Das alles weist in eine eindeutige Richtung. Damit ist das
neueste Gesetz nur der Höhepunkt einer Politik, die private
und öffentliche Interessen seit jeher vermischte.
Und so etwas wird eben nicht legitimiert durch die blo§e Existenz
einer parlamentarischen Mehrheit. Was jetzt geschehen ist,
das ist vielmehr die Diktatur einer Mehrheit, die keine Rcksicht
auf die Folgen ihrer Entscheidung nimmt. Durch Italien geht
ein Riss, der an die Zeiten des Kalten Kriegs gemahnt, ein
Klima der Rechtsunsicherheit ist entstanden, das Verhältnis
von Regierung und Justiz unerträglich belastet. Silvio Berlusconi
hat verbranntes Land hinterlassen.
Das alles kann eigentlich selbst ihm nicht egal sein. Dieses
Italien, das nun eine so gewaltige Erschtterung erlebt, gehört
zu den Grndungsmitgliedern eines geeinten, eines rechtsstaatlichen
Europas. Es kann doch nicht plötzlich anfangen, davor
davonzulaufen.
Leggi
per Berlusconi
La
furia con la quale manda avanti a forze di frustate la legge
salva-Berlusconi è segno di debolezza, non di forza
di
Roman Arens
(traduzione dal tedesco di José F. Padova)
Frankfurter
Rundschau, on-line-Augabe, 3 agosto 2002
http://www.fr-aktuell.de/
src="Frankfurter
Rundschau_Gesetze_fuer_B_file/h120020802060.htm"
Io
sono lo Stato, così crede Berlusconi. Il sovrano pieno
di sé non può sopportare alcuna critica, tanto meno
nella TV di Stato. Anche al popolo non è consentito vedere
come con [la forza del] potere ci si avventa sulla Giustizia.
Quindi la televisione resta fuori, il piccolo schermo è oscurato,
quando in Senato si dibatte sulla legge per mezzo della quale
Berlusconi & Co. possono sottrarsi al loro giudice naturale.
Il
capo del governo per grazia divina non può sopportare
neppure alcun rappresentante della pubblica accusa, comunisti,
che lo perseguitano politicamente, proprio non può.
Il Popolo gli ha ben conferito il potere, fatto questo che
pone al disopra dei normali parametri e fa perdere importanza
all'accusa di gravi reati. Il furfante non è il potenziale
autore del reato, ma il suo Pubblico Ministero, al quale si
rende difficoltosa l'indagine, e il suo giudice, che non può
né giudicare e neppure assolvere l'imputato.
Un
incubo per lo Stato di diritto. Se le sue norme non valgono
per tutti esso è privato della sua base. Dal cambio del potere
in Italia della primavera 2001 non è la prima volta che si
deve richiamare alla memoria questa evidente, lapalissiana
verità. Ma ancora quante volte? Quando si raggiungerà
la fine di una losca ãRiforma della Giustiziaä, che porta
alla disperazione molti cittadini ö non soltanto di sinistra
e liberali, ma anche conservatori ö e che riempie di speranza,
oltre i politici minacciati dall'azione penale, anche numerosi
mafiosi? é una gara di corsa. La precipitazione, con la quale
si manda avanti a forza di frustate la ãLegge salva-Berlusconiä,
è segnale di paura, non di forza. Diventa invece più forte
la resistenza civile. Sarà ancora in grado di impedire
il peggio?
Copyright © Frankfurter Rundschau 2002
Documento redatto il 02.08.2002 alle 21:39:05
Data di pubblicazione 03.08.2002
Testo
originale per eventuali verifiche sulla congruità della
traduzione:
http://www.fr-aktuell.de/
src="Frankfurter Rundschau_Gesetze_fuer_B_file/h120020802060.htm"
Gesetze fr Berlusconi
Die Hast, mit der das "Berlusconi-Rettungsgesetz"
jetzt durchgepeitscht wird, ist Zeichen von Angst, nicht von
Stärke
Von Roman Arens
Ich bin der Staat, glaubt Berlusconi. Der eingebildete Souverän kann
keine Kritik vertragen, im staatlichen TV schon gar nicht.
Das Volk soll auch nicht sehen, wie man mit Macht ber die
Justiz herfällt. Also bleibt das Fernsehen drau§en, der kleine
Schirm dunkel, als im Senat ber das Gesetz debattiert wird,
mit dem Berlusconi & Co. ihren natrlichen Richtern entkommen
können.
Der
Regierungschef von höheren Gnaden kann auch keine Strafverfolger
vertragen, kommunistische, die ihn politisch verfolgen, schon
gar nicht. Das Volk hat ihm doch die Macht bertragen, was
Extra-Ma§stäbe setzt und den Vorwurf schwerer Straftaten zurcktreten
lässt. Nicht der potenzielle Täter ist der Bösewicht, sondern
sein Ankläger, dem die Aufklärung schwer gemacht wird, und
sein Richter, der den Beschuldigten nicht verurteilen und
auch nicht freisprechen kann.
Ein
Albtraum fr den Rechtsstaat. Wenn seine Regeln nicht fr
alle gelten, ist er ausgehebelt. Es ist nicht das erste Mal
nach dem italienischen Machtwechsel vom Frhjahr 2001, dass
an diese Binsenwahrheit erinnert werden muss. Aber wie oft
noch? Wann ist das Ende einer anrchigen "Justizreform"
erreicht, die viele Brger - nicht nur linke und liberale,
auch konservative - verzweifeln und au§er den von Strafverfolgung
bedrohten Politikern auch viele Mafiosi hoffen lässt? Es ist
ein Wettrennen. Die Hast, mit der das "Berlusconi-Rettungsgesetz"
jetzt durchgepeitscht wird, ist Zeichen von Angst, nicht von
Stärke. Stärker dagegen wird der zivile Widerstand. Kann er
das Schlimmste noch verhindern?
Il governo
privato di Berlusconi
di
Edgardo Bartoli
Da:
Azione, settimanale di Migros Ticino, Lugano (Svizzera)
Mercoledì
7 agosto 2002, anno LXV, N. 32
Ancora
su Berlusconi e le sue imprese politiche: si rischia di sbadigliare
scrivendone, ma quello che sta succedendo in Italia obbliga
a farlo. Con la legge sul Çlegittimo sospettoÈ, subito diventata
legge salva-Berlusconi, la battaglia politica sembra arrivata
alla linea del Piave, pur senza una precedente Caporetto.
Appena passata al Senato provocando una burrasca parlamentare
forza nove, la legge preme ora alle porte di Montecitorio,
e dalla maggioranza parte addirittura la proposta che quest'anno
la Camera dei Deputati si riunisca anche in agosto - cosa
mai successa né in Italia né in Europa - perché la legge sia
definitivamente approvata al più resto, o per meglio dire
prima che sia troppo tardi. é una corsa affannosa contro il
tempo: il processo milanese (lodo Mondatori, ImiSir) che ha
come imputati Silvio Berlusconi e il suo vecchio brasseur
d'affaires Cesare Previti, ha esaurito la fase dibattimentale,
dopo aver superato tutte le manovre dilatorie possibili e
immaginabili, e ora mancano soltanto le requisitorie del pubblico
ministero e le arringhe della difesa per arrivare alla sentenza.
Occorre bloccarlo prima. E se ci si riuscirà, i termini
di prescrizione faranno il resto.
Con
la nuova legge, la possibilità di ricusare il Çgiudice
naturaleÈ viene estesa oltre ogni limite giurisprudenziale,
e qualsiasi imputato di lusso che si possa permettere un collegio
di avvocati agguerriti potrà, come dice la sinistra,
scegliersi il giudice Çà la carteÈ. E forse che Berlusconi
non è un imputato à la carte per una magistratura che
lo ha sottoposto a decine e decine di inquisizioni e ispezioni
e processi, come fosse lui l'unico masnadiere dell'imprenditoria
italiana?, obiettano i devoti del premier. Questa lotta a
coltello sulla Giustizia, della quale la cosiddetta legge
salva-Berlusconi è solo un episodio, non nasce forse dal cortocircuito
fra Giustizia e Politica verificatosi ai tempi di Mani Pulite,
dal ruolo anomalo assunto allora dalla Magistratura?
No,
si tratta di tutt'altro. Per prima cosa, Mani Pulite prima
di essere la causa del cortocircuito fra giustizia e politica,
fu la conseguenza del cortocircuito fra Politica e Affari;
e l'accanimento giudiziario contro Berlusconi, che indubbiamente
c'è stato, è nato proprio dalle sue responsabilità
di elettricista di fiducia del Psi craxiano, per essere poi
alimentato - impropriamente, certo - dalla sua discesa in
campo politico per meglio difendere in prima persona le sue
aziende. In secondo luogo, scardinare i principi del diritto
per difendersi da un abuso è quanto meno un eccesso di legittima
difesa: nel caso in questione, nessuna legge (come ricorda
il giurista Sabino Cassese) dovrebbe interferire con un processo
in corso, bens³ prescrivere solo per l'avvenire. Infine, Berlusconi
ha risposto all'accanimento con l'ostruzionismo a oltranza
e a qualsiasi prezzo. Per indebolire alcuni capi d'accusa
contro di lui ha di fatto depenalizzato il falso in bilancio,
non importa se migliaia di imprenditori se ne approfitteranno
gagliardamente. Per impedire che si raccogliessero prove a
suo carico sotto forma di documentazioni bancarie estere,
s'è fatto confezionare la famosa legge sulle rogatorie, non
importa se a beneficiarne saranno poi le cosche mafiose coi
narco-miliardi alle Bahamas, se i processi a loro carico arriveranno
alle calende greche, se la caricaturale lentezza della giustizia
italiana subirà un ulteriore rallentamento. E nel caso
tutto questo non bastasse, ecco il tentativo - per ora rientrato,
ma solo per ora - di introdurre l'impunità parlamentare
totale. Sarebbe stato molto più onesto, e meno rovinoso, se
la sua maggioranza, invocando l'eccezionalità della
persona e dei casi che la riguardano, gli avesse fatto omaggio
di leggi ad personam, magari "transitorie", valide
solo per lui.
Chissà
se Berlusconi si rende conto che il suo governo assomiglia
sempre più a una sua segreteria particolare incaricata di
sbrigare i suoi problemi privati, che il Consiglio dei ministri
pare il Consiglio d'amministrazione dell'Azienda Italia s.p.a.
della quale lui è l'amministratore unico delegato, che ministri
ed esponenti parlamentari della maggioranza gareggiano in
ubbidienza e zelo di dipendenti nei confronti del padrone?
Se s³, faccia semplicemente come Andreotti coi giudici di
Palermo: sicuro della propria innocenza, si mostri impaziente
che il processo di Milano giunga a sentenza, non faccia capire
di ritenere certa la condanna, che certa non è, rinunci elegantemente
a utilizzare per sé il mostriciattolo giuridico partorito
dal Senato. Nel peggiore dei casi, anche per lui c'è sempre
la Cassazione.
Viaggio in Sicilia
Inquirenti
di Palermo hanno il sospetto che Silvio Berlusconi abbia fondato
il suo impero aziendale con il denaro della Mafia
di Cristiane Kohl
(traduzione dal tedesco di José F. Padova)
THEMEN DES TAGES
Themenkasten http://szonnet.diz-muenchen.de/REGIS_A14272091
Samstag, 6. Juli 2002 sabato 6 luglio 2002
A Palazzo Chigi, Roma, la sede ufficiale del presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi , è stata annunciata per la prossima
settimana una visita dalla Sicilia. Un tribunale di Palermo
vuole interrogare il Premier sull¹origine del danaro con il
quale egli ha fondato il suo impero economico. Il valore della
holding di Berlusconi, la Fininvest, è oggi stimato attorno
ai 15 miliardi di euro. L¹azienda comprende emittenti televisive,
editoria di libri e giornali, imprese di pubblicità e compagnie
di assicurazione. Tuttavia è ancora e sempre non chiarito
da dove veniva il capitale di partenza, con il quale fu fondata
nel 1978 la società-madre. Già alcuni anni fa gli ispettori
della Banca d¹Italia avevano stabilito che nel periodo iniziale
circa 114 miliardi di lire (valore attuale intorno a 250 milioni
di euro) erano stati versati in contanti sui conti della Fininvest.
Circa l¹origine del denaro gli ispettori non hanno finora
trovato spiegazione alcuna. Per questo motivo il Tribunale
palermitano vuole interrogare Berlusconi in persona. Affermazioni
di mafiosi ³reuigen², i ³pentiti², alimentano da lungo tempo
la voce che il denaro sia arrivato da Cosa Nostra. Così un
testimone, esperto di operazioni finanziarie losche, ha affermato
che il boss di mafia Stefano Boutade, deceduto nel frattempo,
negli anni Œ70 avrebbe dato al suo conterraneo, siciliano
pure lui, Marcello Dell¹Utri, un¹ingente somma di denaro nero,
che sarebbe servita per l¹acquisto di film per l¹emittente
berlusconiano Rete Italia. Dell¹Utri è un buon amico di Berlusconi,
nel palazzo-residenza privata del presidente mediatico c¹è
sempre un letto pronto per lui. Molti anni fa egli procurò
al suo benefattore milanese un capo stalliere per la sua villa
di Arcore. Si trattava di un mafioso. Dell¹Utri stesso per
lungo tempo diresse l¹impresa pubblicitaria di Berlusconi,
Publitalia, con il cui contributo venne allestito nel 1994
l¹odierno partito di governo Forza Italia.
Intanto Dell¹Utri è senatore a Roma per Forza Italia e siede
come deputato al Parlamento europeo. Però è imputato a Palermo
per partecipazione ad una connessione mafiosa. Anche contro
Berlusconi si è già proceduto in merito, ma all¹inizio del
1997 si è archiviato il procedimento. Così il presidente del
Consiglio viene sentito la prossima settimana soltanto come
testimone, ciononostante con l¹assistenza di un avvocato.
Il premier e impresario mediatico dà lavoro a un intero esercito
di avvocati, perché contro di lui sono aperti numerosi processi.
A Milano si trova in giudizio davanti al Tribunale accusato
di corruzione in occasione dell¹acquisto di una casa editrice
e di una catena di supermercati. Inoltre è sotto processo
per la costituzione di società fantasma che secondo la Procura
la Fininvest avrebbe gestito nei paradisi fiscali. Gli avvocati
di Berlusconi, molti dei quali nel frattempo siedono nel Parlamento
italiano, cercano di sgravare il loro cliente non solamente
con sottigliezze giuridiche. Essi hanno predisposto anche
cambiamenti delle leggi che dovrebbero giovare allo zar mediatico
il gabinetto del presidente del Consiglio ha gia avanzato
alcune proposte di legge.
La leggendaria carriera di Berlusconi è iniziata con un¹impresa
di costruzioni. Nel 1963 il figlio di un impiegato di banca
tirò su in un sobborgo milanese appartamenti per 4000 residenti.
Negli anni ¹70 passò al sorgente affare della televisione
privata, mentre gli apriva la via con leggi apposite l¹allora
capo dei socialisti Bettino Craxi, che più tardi fuggì dall¹Italia
inseguito dalle incriminazioni dei pubblici ministeri. Ora
appartengono a Berlusconi circa 150 aziende fra le quali
tre emittenti televisive, una catena di cinema, la più grande
casa editrice italiana, Mondatori, la più grande società pubblicitaria
italiana Publitalia, aziende di assicurazione e Internet,
come pure il Club di calcio AC Milan. Egli dà lavoro a circa
25'000 impiegati come collaboratori fissi, 30 milioni di persone
vedono i suoi programmi televisivi. Oltre a questo ci sono
le emittenti televisive di Stato RAI, che negli ultimi mesi
sono state orientate sempre più sulla linea del governo. Questo
è ³una concentrazione di potere mediatico² che rappresenta
un ³drammatica minaccia alla divisione dei poteri², afferma
Freimut Duve, delegato dell¹OSCE per la libertà di stampa.
Qualche tempo fa Berlusconi si dimise dalla presidenza del
suo club calcistico. Secondo la legge ora deliberata, che
vieta la gestione aziendale attiva, ciò avrebbe significato
per lui un conflitto d¹interessi.
Dicono di lui
a cura di Massimiliano Livi
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LE
MONDE |
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http://www.lemonde.fr/rech_art/0,5987,172570,00.html
Deux coalitions s'affrontent
http://www.lemonde.fr/article/0,5987,3214--175171-,00.html
La campagne electorale se durcit en Italie
http://www.lemonde.fr/article/0,5987,3214--177207-,00.html
"Que l'Europe place Berlusconi en
observation, ca se comprend"
http://www.lemonde.fr/article/0,5987,3214--177726-,00.html
Le severe requisitoire de "The Economist"
http://www.lemonde.fr/article/0,5987,3214--177722-,00.html
Silvio Berlusconi tente d'eluder les attaques
contre sa "capacite" a diriger l'Italie
http://www.lemonde.fr/article/0,5987,3214--177728-,00.html
A Rome, une levee de boucliers contre l'"ingerence"...
et de multiples questions sans reponses
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La sindrome di Roma.
"Nessuno puo essere paragonato a me", dice
Silvio Berlusconi. E ha ragione: nessuno come lui
si candiderebbe alla guida di un paese democratico
europeo. E' coinvolto in molti processi, controlla
le tv private, è l'imprenditore piu ricco del
paese e pretende di decidere la politica economica
e fiscale italiana.
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